Il sito Phica.eu, che per anni ha raccolto e condiviso foto di donne senza consenso, ha annunciato la chiusura e la cancellazione dei contenuti dopo l'esplosione dello scandalo. Il forum contava centinaia di migliaia di iscritti e milioni di messaggi, costituendo un vasto mercato nero del corpo femminile secondo Il Fatto Quotidiano.
Tra le vittime figurano le leader politiche Giorgia Meloni ed Elly Schlein, insieme alle parlamentari Valeria Campagna, Alessandra Moretti, Alessia Morani e Lia Quartapelle. Campagna è stata la prima ad avere il coraggio di denunciare pubblicamente, seguita dalle altre politiche come riporta Il Resto del Carlino.
Le indagini precedenti
Un'investigazione della Procura di Firenze nel 2018 aveva già portato alla luce il fenomeno, risultando in 176 denunce secondo La Nazione. Tre utenti specifici erano stati identificati: "Munari", "Colokoet" e "Jaiden73", che raccoglievano sistematicamente foto dai social media.
I limiti del quadro giuridico avevano però impedito il perseguimento dei proprietari del sito, nonostante la collaborazione con le autorità come segnala La Nazione. Il sito aveva continuato ad operare indisturbato per anni dopo l'indagine.
La risposta organizzata
La Conferenza delle Donne Democratiche, con 15.000 membri, sta ora organizzando un'azione legale collettiva nazionale secondo Il Resto del Carlino. L'iniziativa rappresenta una delle prime risposte coordinate su larga scala al fenomeno.
La whistleblower Jessica Valentini, che ha contribuito a esporre lo scandalo, ha dovuto affrontare accuse di "moralismo" per il suo ruolo nel portare alla luce i fatti come riporta Il Resto del Carlino.
Il problema culturale maschile
Il fenomeno rappresenta una manifestazione digitale del patriarcato, dove il corpo femminile viene ancora considerato proprietà maschile secondo l'analisi del Fatto Quotidiano. Gli esperti parlano di "digital sex crimes", crimini sessuali veicolati dalla tecnologia che vanno dalla cattura non consensuale ai deepfake.
Dietro Phica non c'erano mostri ma uomini comuni - colleghi, padri di famiglia, medici, insegnanti - che si sentivano in diritto di consumare corpi altrui. La violenza di genere digitale non è un problema femminile ma maschile, che richiede un cambiamento culturale profondo e la fine della complicità silenziosa.
Fonti utilizzate: "Il Fatto Quotidiano", "La Nazione", "Il Resto del Carlino"
Nota: Questo articolo è stato modificato con l'aiuto dell'Intelligenza Artificiale.